Fonte Aretusa

La fonte Aretusa, cantata da molti poeti, tra cui Virgilio, Pindaro, Ovidio, Milton, André Gide, D'Annunzio,  è una sorgente di acqua dolce che sgorga da una grotta a pochi metri dal mare, simbolo di Siracusa sin dai tempi antichi.

Il mito di Aretusa, ninfa tutelare dei siracusani (per questo detti “aretusei”), testimonia il profondo legame fra le colonie greche e il paese d’origine accorciando, secondo il sentimento popolare, le distanze tra la Grecia e Siracusa.

Aretusa, ancella della dea della caccia Artemide, fu vista dal dio fluviale Alfeo (figlio di Oceano) che se ne innamorò e tentò di sedurla contro la sua volontà.

Per salvarsi Aretusa fuggì in Sicilia, dove Artemide la tramutò in una fonte nei pressi del porto di Siracusa, ad Ortigia (sacra ad Artemide).

Zeus, commosso, mutò Alfeo in un fiume della Grecia, vicino ad Olimpia, permettendogli così di raggiungere Aretusa scorrendo sottoterra. Ancora oggi sul lungomare Alfeo ad Ortigia, nei pressi della celebre fonte, sgorga una sorgente detta l'Occhio della Zillica, che la tradizione popolare ha identificato nell'innamorato Alfeo.

Cicerone nelle Verrine descriveva la Fonte Aretusa  come "Una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra".

Oggi dall’alto del belvedere è possibile ammirare lo specchio d’acqua, sito a poca distanza dal mare, ornato da una vegetazione di papiri, popolato di anatre e di pesci d’acqua dolce, insieme a scorci spettacolari del “Porto grande” di Siracusa, teatro della battaglia navale contro gli ateniesi del 453 a.c..

Non vi sono barriere architettoniche ed è possibile visitare il sito anche dal livello basso, accedendo al recinto della fonte attraverso (biglietto) l’acquario.